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Dino Ferruzi- Love Song

Shinya Sakurai è un artista giapponese residente in Italia da qualche anno, il suo lavoro è ricco di riferimenti, rimanda alla tradizione del proprio paese, ma allo stesso tempo è attento e partecipe dei fenomeni del contemporaneo. La necessità culturale tipica del Giappone, di dover conciliare cultura e tradizioni antichissime radicate e ricerca tecnologica avanzata, mostrata e raccontata anche con il cinema, la letteratura, l’architettura ecc. è una sorta di condizione esistenziale profonda che anche giovani artisti come Sakurai si porta dentro. Questa dualità è espressa da Shinya con la necessaria consapevolezza, nel suo linguaggio coesistono lo shibori e la ricerca formale ma anche racconti e tematiche sociali forti che sono parte della propria storia ma anche della nostra storia di uomini contemporanei. Le superfici pittoriche di Shinya Sakurai sono delle vere geografie esistenziali, ricche di striature di colore, tinte colate, velluti, reticoli che trattengono piccole forme arrotondate e cuori rossi. La base è data utilizzando l’antica tecnica decorativa shibori, in auge intorno all’era Edo, che consiste nel legare o manipolare il tessuto e immergerlo in un bagno di tintura che crea una sorta di fantasia astratta. Su queste superfici l’artista interviene stratificando materie colorate con riferimenti visivi vicini a molta arte segnico-gestuale ma anche alla PopArt , raccontandoci con apparente leggerezza di un’umanità che ha perso la ragione ma a cui affida ancora un futuro. Shinya Sakurai è nato ad Hiroshima.
La materia che Shinya fa scivolare sulla tela è fatta di colature invasive come torrenti in piena o una forte deflagrazione a cui segue un violento spostamento d’aria capace di cancellare mondi, se ne percepisce il rumore minaccioso di fondo. Rossi melmosi, verdi acidi, arancioni, viola, scorrono veloci pronti a spazzare via tutto ciò che incontrano sulla la propria strada, quasi a cancellare uno strato di memorie consolidato nel tempo. Qui forse è la stessa storia ad essere spazzata via, questo è quello che ci vuole raccontare l’artista? Un ammonimento alla ragione folle per mantenere vigile la memoria, un ricordare di quanto sia fragile l’esistenza umana, pronta a vivere per sempre ma anche pronta a sparire per sempre. Per l’artista, passato e contemporaneità sono un gioco di rimandi, la consapevolezza di un mondo aperto e intraducibile pronto a svelarci l’enorme contraddizione fra una visione globale della storia e le strategie di intervento locale che la realtà richiede. La scena pittorica di Shinja sembra giocare tra questi due opposti, è costruita per sovrapposizioni, spazi interamente occupati di materia colorata scivolosa, e superfici su cui è ancora possibile leggere frammenti di astratti territori.
Lo spazio denso della materia pittorica si rivela essere uno spazio di eccessi, tinte vivacissime, fluide trame che ci fanno scoprire la multiformità dei luoghi; iI mondo di Shinya Sakurai si rivela così una struttura informativa complessa, carica di un’infinità di messaggi, il nostro abitare, le nostre città, un mosaico di sapere caratterizzato da una fitta rete di rimandi tanto da imporci un ampliamento delle nostre capacità percettive e di pensiero. Qui la pittura ci svela lo spazio frantumato e molteplice del presente, un presente con una veste disordinata, luogo di incertezze, un territorio da ripercorrere nelle sue infinite possibilità, occorre allora riflettere sulle immagini e sul pensiero che esse trasportano. Nella serie dei dipinti, Love from Hiroshima, Show of Love, Love Song, Love Pool, l’artista ci racconta della sua città natale, ci vuole fare partecipe della sua esperienza, di quello che conosce o ha sentito dire dalle generazioni passate, della tragicità della guerra e delle sue terribili conseguenze. Così raccoglie tutto questo materiale, riassunto della storia, facendolo interagire con le proprie profonde motivazioni ed emozioni, per differenza, obbligandolo ad assumere una forma amorosa, i rivoli di colore, nella caduta, abbandonano la casualità dei percorsi, sono pronti ad assumere nuova connotazione e nuova tensione nelle forme a cuore e nella miriade di leggeri e festosi coriandoli che ora sembrano invadere la superficie che verrà. Love Song, il titolo di una delle opere allude forse a questo, al suono del battito cardiaco, ci dice di prestare ascolto al suono del mondo, al grande teatro dell’umanità, una lezione con la speranza che nella perdita e nello smarrimento ci sia ancora la capacità di riacquistare la storia e il senso. La pittura di Shinya è l’essenziale visione della rappresentazione dei rapporti e dell’essere delle relazioni, una paradossale esistenza capace di accogliere l’enorme frantumazione del passato e il pluriverso della contemporaneità come qualche cosa da custodire e da accogliere piuttosto che sacrificare.

Dino Ferruzzi Critico d’arte,Direttore del CRAC(Cremona)